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lunedì 21 maggio 2012

Non chiamatemi Liquerizia.. Io sono Immortale!!


Non si capisce come, ma succede di entrare in un vivaio ben fornito, uno di quelli dove vanno tutti, immensi, pieni di piante e di giadiname di ogni tipo, e di trovare un vasetto di liquirizia. Cosa ci farai mai con una pianta di Glycyrhizza glabra ?? Annusi le sue foglie e pensi: “tutto sommato è un'aromatica come tante altre”.. “pochi hanno una liquirizia in balcone” .. “non vedo l'ora di usarla per farci un dolce, del sapone, un gelato, un estratto ... per conquistare il mondo!!” …
Quindi tutto preso dall'entusiasmo per l'insolito acquisto, vai a casa e ti presti a travasare il nuovo vegetale e/o a collocarlo nel luogo più adatto. Ma quale sarà mai il luogo più adatto per la liquirizia??? La rete ormai è fonte inesauribile di risposte, per cui ci si fionda davanti al computer e si incomincia ad interpellare i motori di ricerca. A volte però si scopre troppo tardi che sarebbe stato opportuno consultare l'oracolo online prima dell'acquisto!
Perché quella che abbiamo portato a casa dal vivaio non è per niente uguale alle immagini suggeritemi dal motore di ricerca. La pianta in questione non ha foglie verdi opposte, che possono ricordare quelle di un'acacia ( mi perdoneranno i botanici ), ma è più simile ad una piccola lavanda argentea, dalle foglie più sottili.
Cosa mi hanno venduto al posto della liquirizia!!?? Eppure il profumo ricorda quello delle caramelle gommose !!! In realtà abbiamo a che fare con un elicriso che se potesse, si rivolterebbe dal proprio vaso per andarsene sdegnato.

L'elicriso è un'asteracea tipica delle regioni mediterranee. Il suo profumo intenso, specie durante la fioritura, ha delle note iniziali che possono ricordare effettivamente la liquirizia; in realtà però ha un profumo più complesso e ricco, dalle grandi virtù aromaterapiche. In fitoterapia viene utilizzato per le affezioni delle vie respiratorie e, a livello topico, contro dermatiti e psoriasi. Dalle parti aeree si ricava un olio essenziale pregiatissimo ( e costosissimo ), dalle rinomate qualità profumieristiche ed antisettiche fino alle presunte proprietà eudermiche ed antiage.
Si usano principalmente le sommità fiorite, le quali, anche dopo l'essiccazione non cambiano aspetto, tanto da meritarsi il nome di Perpetuino ( Immortelle in francese ).
Sebbene non si conosca un vero areale d'origine, l'elicriso è una pianta tipicamente italica ( come suggerisce anche il suo nome botanico ). La domanda quindi sorge spontanea: come mai una pianta ben radicata nel territorio, probabilmente autoctona, viene propinata per un'altra con una facilità imbarazzante? Una diseducazione botanica veramente importante, soprattutto se si paragonano le due piante a livello fitografico; chiunque può intuire che sono completamente diverse!
Tra l'altro anche l'aroma, in verità, non è poi così simile come si pensa. Come dicevo prima, l'elicriso ha un profumo complesso che definirlo "di liquirizia" può risultare quasi blasfemo per chi si intende di profumi.
Se questo bisticcio botanico può essere giustificato, o meglio, motivato e fomentato markettamente dalle note olfattive, allora attenti a non confondere il perpetuino con la piccola santolina una piantina carina, simile anche nell'aspetto ( almeno per i non addetti ai lavori) all'elicriso, ma dalle proprietà completamente diverse da quest'ultimo. La santolina è buona da essiccare per profumare la biancheria, non ha riscontri fitoterapici degni di nota e soprattutto non ambisce ad essere immortale.

domenica 20 novembre 2011

L'Erbolario; positiva evoluzione..


Chi conosce il mondo della cosmesi erboristica e ha un occhio critico sui canoni dell'eco-bio sa benissimo che L'Erbolario non era proprio il massimo del "naturale". Sostanze ad alto impatto ambientale, emulsionanti e altri ingredienti piuttosto sintetici e vegetali disponibili più nelle splendide confezioni che in formula. Parlo al passato perchè negli ultimi anni l'azienda lodigiana, a mio avviso, ha migliorato notevolmente le formule cosmetiche! I tensioattivi utilizzati nei detergenti sono quasi tutti delicati o utilizzati nella cosmesi eco-bio; i conservanti sono più "verdi" e gli ingredienti attivi iniziano ad avere un loro perché. Inoltre per chi è pratico di ingredienti cosmetici, la ricchezza e la creatività dell'INCI, giustificano quantomeno il prezzo ( prima no! ).
Sebbene ci siano ancora alcune cose da fare, le nuove linee, dal Méharées (circa ) in poi, hanno una marcia in più; attenzione e cura nella ricerca dei tensioattivi,  fitoderivati in armonia tra di loro ( alcuni dei quali se non sono funzionali, fanno decisamente poesia ) e un profumo e un packaging sempre azzeccati!
Tra tutte le linee esistenti, la linea UOMO è sicuramente quella tra le meglio riuscite. Una delle migliori linee maschili che esistano nel panorama fitocosmetico italiano.


Il Siero per il Viso è veramente rassodante e ha un leggero effetto tensore. Unico neo: nonostante sia di una semplicità formulativa imbarazzante, costa parecchio.. ma li vale! I detergenti e la crema sono accettabili e il profumo è decisamente buono.
Bravo L'Erbolario.. se vai avanti così l'appellativo "naturale" sarà ampiamente meritato!

martedì 15 marzo 2011

"Vuoi una tazza di Tè?".. "Sì, ma quale???"

Al giorno d'oggi esistono in commercio infinite qualità di Tè.. e pensare che da bambino per me ne esisteva solo uno! Probabilmente all' epoca  l'offerta non era così ampia come adesso, escludendo dal panorama "teifero" lavorazioni storiche e prestigiose. Ovviamente il marketing ha fatto la sua parte, sfornando anche nuove tipologie, più o meno simili tra di loro.
Vediamo di riassumere brevemente cos'è questa celebre bevanda e come si ottiene.
Quanto scriverò non sarà esaustivo.. Le qualità di tè sono tante e mi limiterò ad elencare le più importanti.

Il Tè è ricavato dalla Camelia sinensis, una theaceae originaria dell' estremo oriente ( soprattutto Cina ed India settentrionale ).
Da secoli le sue foglie vengono raccolte per produrre la bevanda che tutti conosciamo. In base alla lavorazione della materia prima si ottengono bevande notevolmente diverse tra loro, sia per sapore che per colore. In passato tale differenza portò ad ipotizzare l'esistenza di più specie di piante da cui si estraeva il Tè. In verità esiste un'unica specie e le varietà principalmente utilizzate sono due: la sinensis, e l'assamica.
La pianta del Tè predilige un clima caldo ed umido, ma è estremamente resistente, tanto che può arrivare fino ai 2500m d'altezza ( i Tè di alta montagna sono piuttosto pregiati, in quanto le foglie hanno una crescita lenta e conservano maggiormente il sapore ).
In base al clima e alla posizione, le raccolte possono essere effettuate anche una 20ina di volte l'anno, fino a scendere a 3-4 volte in territori meno favorevoli.
Come detto in precedenza, in base alla lavorazione delle foglie si ottengono prodotti estremamente diversi da loro, sia da un punto di vista organolettico, che dell' aroma e del colore.

Tè Nero
Le foglie vengono fatte appassire attraverso una ventilazione tiepida ( 30°C ). Vengono poi pressate con dei rulli, attraverso un procedimento che non porta alla frantumazione del materiale ma alla semplice spezzatura delle nervature della foglia. In questo modo la foglia inizia a fermentare. Dopo la fermentazione ( durata massima: 1 ora ), le foglie vengono essiccate con aria calda ( 85-100°C ), acquistando così il tipico colore scuro.

Tè Nero di Ceylon Orange Pekoe
Provenienza: Sri Lanka
Come da denominazione, è un Tè tipico dello Sri Lanka ( Ceylon è un altro nome della Repubblica democratica socialista del suddetto Stato asiatico ).
Pekoe è un termine che indica un Tè ottenuto solo ed esclusivamente dalle ultime due foglie e dalla gemma apicale della pianta.
Il termine Orange potrebbe far pensare a qualche aromatizzazione all' arancia. In realtà proviene dai reali olandesi Orange-Nassau, i quali funo i primi ad importare il celebre Tè nel Vecchio Continente.
Preparazione: portare l'acqua ad ebollizione. Spegnere e lasciare in infusione per 4minuti ca.

Tè Nero Assam
Provenienza: India
La foglia si presenta lunga e stretta.
L'infuso ( in acqua bollente per 4 minuti ca ) è di color arancio, dal sapore leggermente speziato con note simili al malto. 

Tè Nero Darjeeling
Provenienza: India settentrionale
E' un Tè di alta montagna, coltivato tra i 1000 e i 2400 metri nella regione indiana del Darjeeling. Come ricordato in precedenza i Tè di alta quota sono estremamente pregiati per il loro gusto raffinato. In Gran Bretagna e nei suoi ex Stati coloniali questo Tè è considerato uno dei migliori, tanto da definirlo "lo champagne del Tè".
L' infuso di Darjeeling si presenta di colore scuro-rossastro, con un aroma floreale. Il sapore ha note muschiate e fortemente astringente ( ricco di tannini ).
Preparazione: portare l'acqua a 90°C ca, quindi in infusione per almeno 4 minuti ca.

Tè Nero Darjeeling FTGFOP1
Provenienza: India settentrionale
È una particolare qualità di Darjeeling, ottenuta da foglioline intere apicali molto giovani, raccolte ad inizio primavera. Il risultato è un infuso dorato molto gradevole.
La sigla FTGFOP1 è l'acronimo di "Finest Tippy Golden Flowery Orange Peoke 1"

Tè Nero al Gelsomino
Provenienza: Asia meridionale - Indonesia
Durante la lavorazione del Tè, vengono aggiunti fiori di una particolare varietà di Gelsomino ( Jasminum sambac ), dall' intenso profumo. Nel prodotto finito si trovano piccole quantità di gelsomino.

Tè Nero Earl Grey
Le foglie vengono aromatizzate con olio essenziale di Bergamotto. Il nome proviene dal conte ( earl ) Charles Grey che portò per primo la spezia in Inghilterra.

Tè Verde
La lavorazione del Tè Verde, a differenza di quello Nero, non prevede la fermentazione delle foglie. Tale procedimento consente di conservare molti dei costituenti della foglia fresca, in particolar modo la componente polifenolica, nota per le sue proprietà antiossidanti ( quest'ultima presente in minor quantità anche nel Tè nero ).
Le foglie appena raccolte vengono trattate al vapore o torrefatte in recipienti di metallo per un breve tempo ( proprio per evitare la fermentazione ).
Il materiale viene poi arrotolato ed essiccato.

Tè Verde Gunpowder ( o cinese )
Provenienza: Cina
Il nome "gunpowder" ( polvere da sparo ) deriva dalla caratteristica forma a palline delle foglie, a prodotto finito. Ogni pallina, durante l'infusione, si srotola come se "esplodesse". 
Come per ogni Tè, più la foglia è giovane, più l' infuso sarà di qualità. In questo caso è possibile capire ( a livello generale ) se abbiamo a che fare con un Tè pregiato o meno: le dimensioni delle palline. Più è piccolo il formato e più avremo la certezza che sono state utilizzate solo foglie giovani ( quindi piccole ).
L'infuso di Gunpowder si presenta giallo verde, con un sapore erbaceo e molto gradevole.

Tè Verde Gunpowder " Temple of Heaven"
Provenienza: Cina
È la migliore qualità di Gunpowder. Come sopracitato le dimensioni delle sue "palline" sono piccolissime, indice dell' utilizzo esclusivo di foglie piccole e giovani.
Preparazione: 2 cucchiaini per tazza, in acqua calda per 5 minuti ca.

Tè Verde alla Menta
Provenienza: Marocco
Viene utilizzato lo stesso procedimento del Gunpowder, con l'aggiunta di menta.

Tè Verde Bancha
Provenienza: Giappone
Come indica il termine Bancha ( raccolta tardiva ), questo Tè viene preparato utilizzando le foglie più grandi e mature, dopo la raccolta di quelle più giovani e piccole. La raccolta avviene, di solito, in piena estate. Le foglie essiccate hanno una forma piatta. Il Bancha è caratterizzato da una scarsissima presenza di teina e dal sapore erbaceo e fresco.

Tè Verde Hojicha
Provenienza: Giappone
L' Hojicha non è altro che del Bancha tostato. Dopo tale processo le foglie hanno un color nocciola. Anche l' Hojicha ha un contenuto minimo di teina e l'infuso presenta un colore bruno pallido ed un sapore delicato vagamente nocciolato.

Tè Verde Chun Mee
Provenienza: Cina
Realizzato con giovani foglie, una volta lavorato si presenta irregolare e raggrinzito. Ha un sapore forte e persistente. E' una delle qualità di tè verde più acidula e tra le meno dolci.
Preparazione: mettere in acqua calda per 3/4 minuti.

Tè Verde Sencha
Provenienza: Giappone
È il Tè Verde giapponese per eccellenza, utilizzato dalla maggior parte della popolazione nipponica.
La raccolta delle foglie avviene tra la fine della primavera e l'inizio dell'estate. Le foglie, dall'intenso profumo di clorofilla, una volta lavorate, vengono arrotolate ad ago di pino. Più sono scure e più il prodotto è di ottima qualità. Il colore dell'infuso è giallognolo-verde chiaro e il sapore è fresco ed erbaceo.

Tè Bianco  ( Pai Mu Tan )
Provenienza: provincia del Fujian ( sud-est Cina )
L'infuso prevede l'utilizzo di germogli ( coperti da una peluria argentea ) e da piccole e giovani foglie apicali. La raccolta avviene in primavera.
Più la droga contiene germogli, più la qualità dell'infuso sarà maggiore. Il materiale, dopo un breve trattamento al vapore, viene lasciato asciugare lentamente.
È un Tè leggero, povero di tannini e dal gusto fiorito e delicato. L' infuso si presenta di un color giallo pallido. Il nome Pai Mu Tan significa "Peonia bianca".

Tè Bianco Yin Zhen
Provenienza: provincia del Fujian ( sud-est Cina )
Pregiato Tè Bianco caratterizzato dalla presenza di soli germogli. Ha un gusto  finissimo, che per palati poco esperti potrebbe risultare insapore.

Tè Rosso
Sotto questa denominazione vengono raggruppate alcuni infusi molto diversi tra loro, non solo per sapore ma soprattutto perchè provengono da specie vegetali differenti.

Tè Rosso cinese ( PU ERH )
Provenienza: provincia dello Yunnan, Cina
E' ottenuto dalla raccolta delle giovani foglie, parzialmente fermentate.
Si può trovare facilmente in tavolette o compattato in altre forme, dopo aver subìto un lavoro di pressatura. Contiene poca teina.
Preparazione: Bollire l'acqua e tenere in infusione per 5 minuti ca.

Tè Rosso ROOIBOS
Provenienza: Cedarberg, Sudafrica 
Nonostante venga contemplato tra i tè "rossi", questa bevanda non è un vero tè, in quanto non viene prodotto dalla Camelia sinensis. Il Rooibos è ricavato dalle foglie e dai rametti contusi dell'Aspalathus linearis , una fabaceae simile alla nostra ginestra. L'infuso si presenta di un bel colore rosso mattone e dal sapore deciso. Tale colorazione testimonia che il nostro "tè" è stato fatto fermentare attraverso un procedimento tradizionale: quando questo non avviene, ovvero si utilizzano delle moderne e più sbrigative stufe, la bevanda sarà di colore verde.
La classica lavorazione prevede che materiale vegetale venga raccolto e messo a fermentare dalle 8 alle 72 ore. Poi viene posto all'aperto e fatto essiccare ed infine setacciato. Dopodiché viene pastorizzato a vapore ed essiccato per una seconda volta.
Non contiene teina ed ha un contenuto di tannini piuttosto basso.

Tè Rosso HONEYBUSH
Provenienza: Sudafrica
Il nome di questa bevanda proviene dalla pianta da cui si ricava questa piacevole bevenda. La Cyclopia intermedia , infatti, è una leguminosa dai profumatissimi fiori dorati e dall'aroma mieloso; da qui il nome "Honeybush".
Le parti giovani della pianta vengono raccolte e fatte fermentare. Dopo questa lavorazione la droga assumerà un colorito marrone ed un piacevole aroma. Anch'esso privo di teina, contiene parecchi flavonoidi.

martedì 8 marzo 2011

Disgelo.. waiting primavera..


Ad un certo punto arrivano loro.. Le primule. Ce ne sono di vari tipi, ma le più diffuse sono quelle nella foto, ovvero le Primule vulgaris .
Iniziano a tappezzare i prati montani e le vicine vallate, sbucando dalla neve o dalla brulla terra. Sono semplici, graziose ed annunciano l'avvento della bella stagione. Ai primi tepori si affacciano a macchie di leopardo, assieme ai Bucaneve , agli Ellebori e ai Crochi
Elleboro verde ( Helleborus viridis L. )

Se tutte queste specie appartengono ad una flora prettamente montana, le Primule invece, complici ( ma non solo ) i soggiorni alpini dei cittadini, sono riuscite ad arrivare anche in pianura e crescono tranquillamente in alcuni giardini condominiali delle grandi città padane. ( NB. la prima foto proviene dal ridente hinterland milanese ! )
In pianura i primi tepori si fanno sentire con maggior vigore e la brughiera, assieme ad un verde smeraldo sempre più intenso, si tinge di.. viola .

martedì 1 marzo 2011

Semplicemente Malva

Chi non conosce la Malva? Non bisogna essere etnobotanici per capire che questa pianta è una tra le più utilizzate della penisola.
Di origine europea, la Malva sylvestris è una pianta diffusa in tutte le regioni italiane, dalle zone mediterranee fino in montagna. Le sue proprietà emollienti ed antinfiammatorie sono note sin dall' antichità, come testimonia l' etimologia del nome ( dal greco “malànch-ê”; rendere morbido, molle ). L' uso medicinale della pianta è piuttosto diffuso in molte zone del Vecchio continente, tanto da essere una delle primissime droghe ad entrare nelle farmacopee europee.
Le foglie possono essere raccolte tutto l' anno mentre i fiori vanno raccolti non ancora completamente aperti. Essendo una pianta “pelosa” deve essere pulita accuratamente e raccolta in luoghi assolutamente incontaminati. Il raccolto va fatto essiccare all' ombra e in un luogo asciutto. Si deteriora facilmente
I costituenti principali della Malva sono:
  •  mucillagini ( 8-10% ),
  •  tannini,
  •  antociani ( malvina, malvidina )
  •  flavonoidi
  • polisaccaridi ( questi ultimi presenti maggiormente nelle foglie ).
Le proprietà emollienti ed antiflogistiche derivano principalmente ( ma non solo ) dalle mucillagini, le quali svolgono un' azione lenitiva ed idratante.
A livello topico è un buon lenitivo, decongestionante ed antinfiammatorio. Impacchi di decotto e/o infuso sono utili in caso di scottature, irritazioni della pelle, foruncoli e piaghe, pruriti, emorroidi, gengive sanguinanti, congiuntiviti .
Un metodo comodo e facile per estrarre al meglio le mucillagini è il seguente; in poca acqua si fa bollire della malva ( fiori e/o foglie ) per 5-10minuti. Dopo aver spento il fuoco e atteso un parziale raffreddamento del composto, si mescola intensamente la droga, fino a quando la pochissima acqua del preparato non inizierà ad addensarsi: sono le mucillagini che catturano il liquido e "crescono" sempre più. Si filtra il prodotto e si applica sulla parte interessata sottoforma d' impacco.
Nonostante sia facilissimo estrarre le sue mucillaggini, se non si dispone di un ottimo preservante idrofilo non si possono conservare ( per futuri utilizzi ), e vanno consumate al momento o entro brevissimo tempo.


Sebbene la Malva sia una pianta sicura, piuttosto documentata ed utilizzata, in campo cosmetico non ha trovato tutto quel successo che, a mio avviso, meriterebbe. Sì, ogni tanto compare qualche suo estratto, ma niente di che.  Probabilmente a livello commerciale è poco appetibile, non attira perchè è una pianta comune; la vediamo crescere ovunque, quindi siamo abituati alle sue foglie pelosette e ai suoi fiori rosa-violacei. Tra l'altro non emana nessun profumo degno di nota, se non un leggero aroma caratteristico, insignificante e vagamente "simil-fieno". Nulla a che vedere con alcune bellezze floreali esotiche, calde, profumate, sensuali, di cui però la maggior parte delle volte non si conosce nulla in merito, se non qualche millantata proprietà tutta da dimostrare.
Sono rimasto sorpreso quando la Helan, l'anno scorso, le ha dedicato un'intera linea . E' ammirevole come siano riusciti a formulare un'essenza ad hoc per questa linea, molto simile all'odore della pianta originale con l'aggiunta di note talcate e vagamente dolci-erbacee. Il risultato è un profumo davvero originale e decisamente gradevole.  
Non ho ancora capito se la Helan sia stata a corto di idee ( dubito ) o se abbia avuto una geniale intuizione: rilanciare la tradizione, senza dover andare a cercare lontano nuove proposte fitocosmetiche.

Cosmesi omeopatica

Sì, avete letto bene: cosmesi omeopatica.
Nell'intricato mondo cosmetico, costituito da un labirinto di sottocategorie, mancava una nuova tipologia di prodotti, non trovate ?? ( !! ) Alla fatidica domanda: "ma che cos'è un cosmetico omeopatico?", occorre rispondere con calma, prendendo fiato e partendo da un altro quesito: cos'è l'omeopatia?
L' omeopatia (dal greco ὅμοιος, simile, e πάθος, sofferenza) è una disciplina nata in Germania verso la fine del XVIII secolo, ad opera del medico Samuel Hahnemann (1755-1843).
Il dottore di Meißen sperimentò direttamente su se stesso quella che sarebbe diventata la base dell' omeopatia, ovvero il principio similia similibus curantur ( "i simili si curano con i simili" ). Il concetto è molto semplice; esistono determinate sostanze in grado di provocare un preciso malessere. Queste, se vengono assunte in dosaggi bassissimi, hanno un effetto opposto ( curativo ) e sono in grado di bloccare l' insorgere della sintomatologia.
Un prodotto omeopatico infatti ha una percentuale bassissima di principio attivo e viene preparato seguendo delle precise diluizioni centesimali ( CH ).
1CH rappresenta 1 grammo di principio attivo disciolto in 100ml d' acqua. 2CH equivale ad 1 centesimo di grammo diluito in 100 ml e così via. Per determinate sostanze vengono utilizzate anche potenze da 100/200CH.
Tali diluizioni giustificano l' utilizzo omeopatico di alcune piante che in Fitoterapia  sono ritenute tossiche. Ad esempio la Belladonna ( Atropa belladonna ), da cui si estraggono isolatamente alcuni alcaloidi tropanici è potenzialmente velenosa e in campo fitoterapico non viene usata in quanto può indurre gravi effetti indesiderati, come depressione cardio-respiratoria, crisi convulsive, vertigini e, in alcuni casi, anche patologie più gravi. ( 10-15 bacche possono risultare fatali per un uomo adulto ). Al contrario, un preparato omeopatico a base di Belladonna viene prescritto in caso di problemi respiratori, circolatori e nervosi; proprio gli stessi apparati che, in dosaggi farmacologici, accuserebbero maggiormente i princìpi di avvelenamento.
Negli ultimi decenni l' omeopatia ha avuto un notevole successo, diventando una delle cure "alternative" più utilizzate da molte persone. Eppure a livello scientifico non esistono ancora studi seri ed accreditati che possano testimoniare il valore curativo di questa disciplina !
In ambito accademico le diluizioni omeopatiche vengono considerate troppo basse per poter permettere a qualsiasi sostanza di avere un' azione farmacologica.
A difesa di tutto questo entra in gioco il principio della memoria dell' acqua. L'acqua, dopo essere venuta a contatto per un determinato periodo di tempo con una sostanza, conserverebbe la traccia geometrica molecolare di quest' ultima, assumendo in un qualche modo la sua valenza chimica.
Anche questa teoria non ha riscontri scientifici, anzi: allontana ancor più l' omeopatia da una concezione empirica.
Se si pensa che alla 30sima diluizione centesimale la concentrazione del principio attivo è pari a quella che si otterrebbe sciogliendone 1 grammo di questo in un volume di liquido pari a circa 714 milioni di miliardi di volte il volume del Sole ( cicap  ), i dubbi sono più che leciti.
Nonostante queste perplessità scientifiche, in Italia, i prodotti omeopatici vengono venduti esclusivamente in Farmacia. Paradossalmente alcuni medici si avvicinano di più all'omeopatia che non alla "più scientifica" fitoterapia. Inoltre molte persone testimoniano di essere guarite o di aver risolto alcuni problemi grazie alle cure omeopatiche. Puro e semplice effetto placebo??? Le domande sono molte e bisognose di risposte.
Resta di fatto che adesso si iniziano a vedere pomate e creme omeopatiche. Prodotti con sostanze dinamizzate e con ingredienti "diluiti".
Chi conosce il mondo cosmetico sa benissimo quanto sia difficile trovare in commercio prodotti con sostanze attive e in percentuali tali da renderle funzionali. Saranno efficaci? La pelle, questa nostra potente barriera che ci protegge dai pericoli esterni, sarà in grado di assorbire e relazionarsi con questi "nuovi" composti??
A mio avviso si tratta di marketing di bassa lega, ma che potrebbe avere notevoli sviluppi ( speriamo di no !!! )

sabato 26 febbraio 2011

Benvenuti

Ciao a tutti!
Benvenuti su Fitopoint, il blog della fitocosmesi e delle erbe officinali. E' il mio primo blog, per cui dovrò "impratichirmi" nel postare e adattare la grafica e le immagini nella forma migliore.
Per il momento non mi resta che salutarvi.
A presto
Landre